Tonino
Forteleoni nacque, terzo di sette figli, a Luras il 26 dicembre 1915
da Giovanni e Sebastiana Pala. Il 27 maggio del 1939 sposa Elena Maurelli.
Nel 1944 muore il padre ed egli inizialmente continua il lavoro nella
fabbrica col fratello Giovanni Antonio, prima che quest'ultimo proseguisse
in proprio. A partire dal dopoguerra inizia a mettere a punto le tecniche
di mosaico e rivestimento con sughero che lo renderanno famoso. Il 2
giugno 1956 gli viene conferita l'onorificenza di Cavaliere al Merito
della Repubblica. Dal 22 aprile 1961 al 22 novembre 1964 ricopre la
carica di primo cittadino del Comune di Luras. Nel 1985 si ammala gravemente
la
moglie,
la quale morirà nel 1992. Muore a Luras il 22 novembre 1996.
Collabora con l'ISOLA,
partecipando alle mostre e alle biennali dal 1959 al 1962 prima e dal
1970 al 1975 poi. Durante la Prima Biennale, nel 1960, ricevette un
premio per le innovazioni apportate alla lavorazione del sughero. Dal
1959, per sette anni, insegna nel laboratorio artistico-artigianale
della sezione sugheriera dell'Istituto per l'Industria e l'Artigianato
di Calangianus.
Dopo la sua morte è
stato rinvenuto in un suo cassetto un breve scritto anonimo che lo descrive
magistralmente e che vogliamo riportare:
Se
vi dovesse capitare di inoltrarvi in quei meravigliosi boschi di querce
che, come direbbe Dante, da nessun sentiero sono segnati, potreste imbattervi
in un giovanotto di settant'anni che con sguardo attento osserva gli
alberi uno per uno, seguendone le biforcazioni del tronco e l'intrecciarsi
dei rami, cercando, trovando e valutando, con occhio esperto, le varie
tonalità di colore, le più sottili sfumature, una grana,
una consistenza particolare dell'abito con cui le querce si adornano:
il sughero.
Del sughero, questo giovanotto di settant'anni che si chiama Tonino
Forteleoni, conosce tutti i segreti: sa come trasformare quelle scaglie
bitorzolute in drappeggi per una veste di Madonna; sa come continuare
a farlo vivere sotto altre forme: quelle composte e stilizzate degli
animali fantastici che adornano una cassapanca o quelle tormentate che
animano l'agonia di un Cristo morente. Il materiale di cui si serve
l'artista vive qui, nel bosco; e quella corteccia compatta e consistente
che avvolge la quercia come in un abbraccio è la sua tavolozza.
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